Una piccola guida con tutti i passaggi da seguire per fare ricorso contro una multa e contestare un verbale all'autorità competente dal punto di vista territoriale
Pensate di aver subito un torto perché quel limite di velocità lo avevate rispettato? Volete contestare una multa perché sulla strada non c’era l’adeguata segnaletica o perché i dati sono incompleti o illeggibili? Fare ricorso per una multa non è facile, richiede una trafila lunga, tanto che molti automobilisti, quando ricevono la contestazione legata a una determinata infrazione, preferiscono pagare subito e non pensarci più. Non sono in diminuzione, però, quelli che decidono di fare ricorso per dimostrare di aver ragione e di non dover pagare quella sanzione.
Per fare ricorso per una multa ci sono una serie di istruzioni da seguire, che molti automobilisti non conoscono ma che è utile sapere per regolarsi al meglio di fronte a una situazione sgradevole, o dare il consiglio migliore a chi ne ha bisogno. Per cominciare, è utile sapere che il ricorso può essere fatto soltanto contro il verbale, cioè la multa contestata immediatamente, oppure inviata a casa. Non è possibile fare ricorso, invece, contro l’avviso che solitamente si trova sul parabrezza.
Ecco, nel dettaglio, cosa fare e entro quanto tempo. Una volta ricevuta una multa, prima di tutto bisognerà controllare attentamente tutti i dati personali e della vettura, luogo, giorno e ora della violazione. Se qualche dato manca o non è corretto, si può procedere al ricorso. Si può, inoltre, contestare una contravvenzione se questa viene notificata fuori tempo massimo, dunque superati i 150 giorni dall’infrazione, o se non sono completi i dati di chi ha rilevato l’infrazione.
Il ricorso può essere fatto al Giudice di Pace o al Prefetto, in base al luogo dove è avvenuta la contestazione, entro 60 giorni dalla stessa, o dalla notifica della stessa multa. Chi fa ricorso deve, ovviamente, portare avanti una propria tesi difensiva, che diventa più elaborata quando la contestazione avviene per motivi diversi da quelli sopra indicati, come mostra il video. In caso di errore palese, inoltre, è possibile, prima di fare ricorso, chiedere all’Ente che ha sottoscritto la multa di annullarla presentando richiesta mediante “autotutela”. Con questo termine si intende la possibilità da parte dell’amministrazione di correggere o annullare il documento perché risulta non valido all’apparenza. Questo iter viene utilizzato nei casi di errori nella trascrizione, visto che spesso è facile dimostrare la non validità di quanto evidenziato.
Da quando sono stati introdotti i Tutor e i Vergilius, dunque gli strumenti che rilevano la velocità media rispettivamente in autostrada e sulle statali, poi, sono aumentati in maniera vertiginosa i ricorsi contro le multe.
Poiché il SICVE (il Sistema informativo per il controllo della velocità) è un dispositivo molto diverso dai classici autovelox, perché accerta l’eccesso di velocità attraverso il calcolo della media di velocità percorsa tra due postazioni, e dunque non localizza il veicolo, e non considera la famosa tolleranza del 5%, molti automobilisti tendono a contestare questo tipo di multe.
Esistono, infatti, una serie di casi, che vanno oltre l’inesattezza dei dati e la mancanza di questi sul verbale. Nel caso dei tutor, ad esempio, sulla multa vanno indicati con esattezza, tra le altre cose, la perfetta funzionalità dell’apparecchio e il nominativo di chi ne ha controllato la funzionalità stessa. Si tratta di motivi che possono consentire di procedere con il ricorso.
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